Come al solito, è
colpa mia. E questa considerazione in genere mette il cuore in pace a tutti.
Questa volta,
quello che ho combinato consiste nel fatto che non ho personalmente seguito la
fase post-trasloco dei miei vecchietti in tutti i suoi stadi, compresi quelli
più minuscoli. La mia enorme mancanza consiste, di notte, di tornare a casa mia
a dormire dopo aver firmato i brutti voti nelle verifiche dei miei figli.
Evidentemente invece, l’insonnia notturna tipica dei vecchietti spinge ad avere
molte idee luminose sotto la pressione di un bisogno irrefrenabile di riordino
e sistemazione.
Non mi è ancora
venuto in mente di impiantare telecamere nascoste per i controlli notturni di
quanto avviene a casa dei miei genitori, nell’appartamento accanto al mio; ma
le piazzerò molto presto! Senza telecamere e registrazioni non ho assistito
personalmente alla scena ma scommetto soldi che la cosa è andata più o meno così:
mia mamma ha aperto uno scatolone. Ha trovato un vecchio portapane. Lo
scatolone era nelle vicinanze del bagno e, visto che è un po’malferma con le
gambe, non è andata molto lontano da dove si trovava per appoggiarlo. E in
effetti doveva pure appoggiarlo: mica poteva stare con un portapane in mano
tutta la notte! Dopo aver appoggiato il portapane sul calorifero del bagno, è
partita alla conquista di un secondo scatolone, trovandoci un po’di medicinali.
Dal momento che la sua memoria a breve termine non l’aveva ancora tradita, si è
ricordata limpidamente di aver appoggiato poco prima, su un “ripiano”, una specie
di “contenitore”. Il risultato di questa serie di eventi porta, in modo molto
lineare, al fatto che attualmente in casa dei miei, se andate a lavarvi le mani
in bagno, trovate lì accanto un
porta- pane, pieno di medicine. No anzi, per la precisione: il
porta-pane in bagno è pieno solo delle medicine che lì ci stavano. Per trovare quelle di
dimensioni incompatibili con il portapane, bisogna attendere che la memoria di
breve termine di mia mamma diventi memoria di “lungo termine”; allora, forse,
ci sarà qualche speranza di ritrovarle. E, una volta ritrovate, saranno
sicuramente scadute e potranno essere buttate.
Con la stessa
logica ferrea e inoppugnabile, sono stati “messi al loro posto” anche una lista
di cose tipo il rogito, le carte di credito, i pin dei bancomat e una lunga
serie di chiavi senza le quali ci sono molte cose che non possono essere aperte
o chiuse, tipo, ad esempio, la porta di casa loro, la porta della cantina e la
loro vecchia automobile.
Ogni tanto spunta
un mazzo di chiavi, solitario, che ovviamente non compare assieme ad altre
colleghe chiavi: probabilmente mia mamma, trovandosi con un mazzo di chiavi in
mano, le avrà volute “mettere-via-bene-per-non-perderle”. Questo istinto di
ordine e organizzazione, assolutamente irreprimibile, deve andare soddisfatto
nel giro di pochi secondi. Calcolando la velocità di movimento di mia mamma, in
pochi secondi lei copre al massimo un raggio di una o due piastrelle, area
entro la quale ogni possibile anfratto può servire allo scopo di
tranquillizzarla sull’essere stata precisa e adempiente alle sue esigenze di
riordino e organizzazione.
Se trovare il suo
libretto degli assegni risulta un’impresa adatta solo agli agenti del
controspionaggio, risulta però piuttosto facile trovare alcuni oggetti di “utilizzo
comune” che in effetti spuntano da ogni singolo angolo: santini e madonnine
predominano ovunque.
Anche le tazzine
da caffè, possibilmente quelle con il manico rotto, sembrano essere
collezionate a centinaia e servano per tutti gli usi più svariati: porta-trucioli,
portachiavi, porta-noccioli, porta-anelli, sottovasi per piccoli cactus e,
soprattutto, porta-polvere. Mia mamma ha insegnato tutta la vita e i suoi
studenti, a quanto pare molto grati alla loro carissima e amatissima prof,
hanno pensato bene di farle diversi regali di Natale o di fine anno scolastico.
Sembra che il servizio da tazzine sia stato un’idea particolarmente gettonata
in tutte le classi. Se contiamo che ha insegnato al quinquennio del liceo per
40 anni e facciamo una facile moltiplica, tenendo conto che ogni servizio
mediamente offre ben 12 tazzine, anche sottraendo qualche centinaio di tazzine
andate in frantumi, ne rimangono ancora diverse migliaia in giro per casa.
Un’altra cosa di
cui quella casa non soffre, è la mancanza di fogli e matite. Mio papà doveva
avere una vera passione per i bloc notes nei quali appuntare qualsiasi cosa.
Consapevole di essere da sempre molto distratto si è riempito le tasche e i
cassetti di fogli per appunti e post it. Si faceva promemoria per tutto,
compresa una lista aggiornata di tutti i promemoria fatti, i quali altrimenti
sarebbero andati persi e rifatti da capo. Insomma: i promemoria dei promemoria.
Nonostante tutti i suoi promemoria, dopo aver tenuto una conferenza a Torino,
la leggenda narra che, distratto dai suoi pensieri, sia tornato a casa in treno
dimenticandosi l’auto nel parcheggio.
Ma secondo voi,
uno così, ha qualche possibilità di ritrovare le chiavi di casa messe “al loro
posto” da sua moglie?