Tutti gli anni, puntuale, dopo un periodo di vacanza ti piomba sulla scrivania il “macigno-sorpresa”: si tratta di un putiferio qualsiasi, purchè le sue dimensioni siano gigantesche, che ti serve per mettere in chiaro che le vacanze sono finite e tu sei catapultato nella crudele quotidianità.
Ieri: primo giorni di scrivania e avevo appena
finito di aprire le dozzine di mail del rientro e ipotizzare il numero di caffè
che mi avrebbero consentito di capire e ordinare tutte le scadenze impellenti.
Avevo già l’animo rassegnato alla routine del pigia-tastismo, quando ad un
certo punto si è spento tutto ed è defunto l’hard disk. Insieme al mio hard
disk, ho dovuto dare l’estremo saluto anche a tutti i miei files di circa un
anno a questa parte.
E quando dico questa cosa, tutti, con un
risolino, mi spiattellano la tiritera dei back up, che ormai conosco a memoria,
in tutte le versioni possibili: dalle più edulcorate con l’inclinazione della
testa lievemente affranta, a quelle più acide che sottolineano la loro
organizzazione impeccabile rispetto al mio guazzabuglio di vita.
Sono riuscita, questa mattina, con una buona
intonazione della parola “Bidibi-Bodibi-Bù” a recuperare quasi tutto: ho
frugato in rete, ho ravanato tra gli allegati delle mie mail, ho smosso polvere
in tutte le mie nuvole più o meno informatiche… Ho perfino trovato qualcosa nei
trash nascosti delle chiavette che avevo in fondo ai cassetti. E ho anche
scoperto che Google Drive e Dropbox sono… ottimi “barattoli di conserva”,
perfino per pasticcioni come me, che non mi sono mai presa la briga di
installare decentemente una delle App che, automaticamente, salvano e
organizzano tutto da sole.
Ora però ho un piccolo problema: ho migliaia di
files, tutti piazzati in un'unica cartella “Download”. E molti di questi files,
si chiamano “file.1”, “file.2”, “file.3”….
I resti del mio HD, assolutamente illeggibile in
qualunque modo (visto che è a stato solido) giacciono negli scaffali della casa
madre, come reperto statistico dei loro guai. E se penso che là dentro, c’erano
pagine e pagine di appunti e riflessioni proprio sulla fault tolerance e sui
rischi di guasto degli apparecchi elettronici, il mio stato emotivo subisce una
specie di…forte padellata in testa!
Ora sono qui, sguardo perso, davanti a tutti
quei files… L’attività è sempre la stessa: prendere qualche tisana rilassante,
respirare a fondo e fissare attentamente la cartella “Download”, dunque cercare
di mettere tutto a posto. Quando però provo a spostare qualcosa, rimango
bloccata da un pensiero: “e se provassi a ipotizzare un senso di ordine
ergonomico, definito decentemente una volta per tutte??” (in realtà erano mesi
che mi ponevo il problema che, qui dentro, è impossibile trovare mai un tubo!
Cercare un elefante o uno stuzzicadenti impegna le stesse manovre della ricerca
del classico ago nel pagliaio). Questo pensiero, un po’paralizzante, ogni volta
che metto mano a qualche spostamento “geniale” mi spinge a rimettere di nuovo
tutto dentro la cartella Download e ripensare tutto daccapo.
Ho anche scartabellato in rete qualche buon
suggerimento sulla parola “Ordine” (ivi compreso un’attenta analisi del
catalogo Ikea), ma la parola “Ordine” rimane sempre un buco nero dentro il mio
cervello. E….risuona-ona-ona-ona…
Al momento attuale ci sono svariate decine di
“tentativi” di organizzazione ergonomica, tutti mollati a metà per
intraprendere un’altra strada da capo, col risultato netto che, non solo ho una
cartella “Download” con tantissimi file dal nome idiota “file.1”, “file.2”,
“file.3”,… ma ho anche una specie di copia brutta di questo incubo, in tante
cartelle il cui nome è “prova_ordine.1”, “prova_ordine.2”, “prova_ordine.3”…,
col risultato netto che qualsiasi produzione nuova di altri files finisce
immancabilmente nella cartella originale “Download”, ingarbugliando
ulteriormente il mischione generale.
Insomma, un inferno: mi si sta cortocircuitando da solo il mio ultimo neurone rimasto. Peccato: era un buon neurone!
Insomma, un inferno: mi si sta cortocircuitando da solo il mio ultimo neurone rimasto. Peccato: era un buon neurone!
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